ATTIVITA’
Come lavoro
Di solito il primo contatto con il mio potenziale cliente/paziente è attraverso una telefonata, in cui chiedo qual è il problema a grandi linee e cerco di capire chi dovrebbe venire agli incontri. Queste informazioni per me sono importanti, perché, potendo io lavorare a livello individuale, di coppia e di famiglia, è bene impostare il lavoro nel migliore dei modi fin dall’inizio.
Ogni incontro, a meno che non ci siano particolari esigenze, dura un’ora, 60 minuti. Ed ogni volta che vedo un cliente/paziente per la prima volta, deve fornirmi il consenso al trattamento dei suoi dati (che non condividerò con nessuno). Senza di esso, non posso lavorare.
Le consulenze possono essere anche singole o limitate nel tempo e nel numero, in base al problema o alla situazione che mi viene portata.
Nel caso ci fosse un disagio specifico per cui fin dall’inizio si può parlare di un percorso di psicoterapia (che in base al problema, alla sua eventuale cronicità o ad altre caratteristiche può durare 6 mesi o un paio d’anni, all’inizio non è dato saperlo, perchè ogni caso è unico e a sé stante), ci sono prima 3 incontri iniziali, possibilmente ravvicinati (uno alla settimana).
Nel primo incontro, col modulo del consenso informato offro un contratto terapeutico, in cui sono menzionate a grandi linee delle regole da rispettare negli incontri e alla fine indichiamo quali saranno gli obiettivi del trattamento. Gli obiettivi dovranno essere concreti e misurabili.
Dopo questa fase iniziale “burocratica”, chiedo semplicemente alla/e persona/e di presentarsi, parlandomi di sé (la storia familiare, i legami e cosa fa/fanno normalmente nella vita) e poi di ciò che l’ha/li hanno portata/i da me. Antepongo la presentazione al problema perché io ho davanti a me una persona che mi porta un disagio, non un disagio che cammina.
Al terzo incontro si rifà il punto della situazione: si cerca di capire se gli obiettivi menzionati nel primo incontro sono ancora validi oppure vanno cambiati (questi potranno essere cambiati ed aggiornati in itinere) e si cerca di capire se si è creata una situazione di fiducia, tra me ed il/i paziente/i. Questo aspetto è importantissimo, non è da sottovalutare per poter lavorare nel migliore dei modi. E’ fondamentale che si crei un buon rapporto tra me e il paziente e che si senta a suo agio parlando con me, altrimenti sarà difficile andare avanti e arrivare da qualche parte.
Di solito, per quanto riguarda la frequenza degli incontri, ve n’è uno ogni due settimane, anche se poi, in base alle varie esigenze del caso o all’acuirsi del disagio, questa cadenza potrà variare sia avvicinando di incontri, sia posticipandoli.
Di cosa parliamo nelle varie sedute? Della vita personale del mio cliente/paziente, del suo disagio e di come tocca e/o compromette normalmente la sua vita. Ovviamente, a parità di disagio, ogni terapia è unica. Anche se ho due casi di ansia, per fare un esempio, è possibile che le sedute, tra i due casi, siano completamente diverse. I due differenti pazienti con stesso problema non mi parleranno delle stesse cose, non vivranno dentro di sé gli stessi sintomi allo stesso modo e i loro contesti vitali non saranno sovrapponibili.
CONSULENZE
Nelle consulenze c’è un supporto professionale per capire se c’è un problema e come andare avanti, qualora ne emergesse uno. Sono degli incontri con obiettivi particolari e non si tratta di psicoterapia.
Gli incontri possono contemplare un appuntamento unico, o un ciclo di incontri da tenere finché non si raggiunge l’obiettivo stabilito e si può lavorare anche in modo preventivo: se si sa che sta per attraversare un periodo che sarà difficile gestire da soli e si vuole evitare l’insorgenza di un problema maggiore, si può giocare d’anticipo ed affrontare la situazione nel migliore dei modi.
PSICOTERAPIA
La psicoterapia è un percorso il cui obiettivo è portare una persona – o più persone – fuori da un impasse che la blocca sotto diversi aspetti. A volte il disagio si manifesta attraverso sintomi, anche evidenti, il cui messaggio inequivocabile è che qualcosa non va, decisamente. Altre volte, il problema può essere più sottile e passare quasi inosservato: si perde gioia nel fare ciò che normalmente dava piacere, ci si chiude a riccio perché non si ha voglia di stare con altre persone, ci si sente stanchi e demotivati… e intanto la vita continua a scorrere senza grandi cambiamenti in positivo.
La psicoterapia offre un luogo-non-luogo in cui essere ascoltati e compresi, senza giudizi, e in cui poter guardare la propria vita mettendola più a fuoco. Spesso questo può far paura: si pensa di avere grandi mostri dentro di sé e che questi non vadano disturbati per evitare che la situazione precipiti. E’ possibile che occorra attraversare esperienze dolorose, guardarle bene per poterle digerire e andare avanti. Fortunatamente, si può scoprire di aver sopravvalutato il mostro e che le proprie risorse, sostenute all’inizio da un professionista, possono andare benissimo per superare quel disagio.
Il processo non è immediato: come direbbe la madre di una mia amica, per arrivare all’obiettivo ci vuole il tempo che ci vuole. La terapia non è infinita, ma certamente non si risolve in un incontro un problema che magari ci attanaglia da anni: dopo aver preso consapevolezza di sé e delle situazioni, prima di salutarci ci vuole ancora un po’ di tempo per consolidare il nuovo modo di sentire e agire.
SEMINARI
A volte conduco seminari in collaborazione con scuole o farmacie. I temi sono ampi e vanno dal disagio specifico (l’ansia, gli attacchi di panico, disturbi psicosomatici…) a tematiche inerenti il ciclo vitale (cosa accade quando arriva un bambino in una coppia, quando i figli crescono, quando si va in pensione o quando c’è un lutto o una separazione). Ovviamente nelle scuole ho trattato argomenti più riguardanti i bambini o i ragazzi e le reazioni/relazioni dei/con i genitori.
Gli argomenti vengono trattati dando informazioni specifiche ma soprattutto lavorando su come queste vengono recepite, sia a livello mentale, sia in modo emotivo, dai miei interlocutori. In ogni seminario mi avvalgo dell’uso di alcune scene di film, per aiutare a prendere contatto e comprendere meglio, a livello profondo, l’argomento dell’incontro.
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